Milano, Junior, Adolfo

Dunque: Stellantis voleva chiamare “Milano” un nuovo modello Alfa Romeo. Prodotto in Polonia. Il Ministro Urso si è impuntato, e allora Stellantis ha cambiato il nome. I sindacati non sono contenti, dicono che la cosa importante è che l’auto non sia prodotta in Italia. Ma vedete che si sbagliano, come ci dimostra l’imparziale La Stampa:

Io non sono di quelli che siccome uno si chiama Adolfo è necessariamente cattivo. Magari c’era un nonno con quel nome. Comunque, nessuno ha mai pensato che un fascista sia necessariamente scemo. Nel caso di Urso, parrebbe che le congiunzioni astrali si siano verificate.

17 commenti to “Milano, Junior, Adolfo”

  1. Stellantis non capisce un cazzo. Il fascino di Alfa, così come di Lamborghini, che è tedesca, o di Pagani e De Tomaso, che erano argentini ( Pagani lo è ancora), e ovviamente di Ferrari, è che sono fatte in Italia. Vale anche, nelle moto, per MV, Morini e Benelli, che sono cinesi. Il prezzo più alto serve a pagare questo. Infatti Mercedes ha riportato tutta la produzione in Germania, anche se gli costa molto di più.

    Un’Alfa polacca può anche essere perfetta, ma non è più premium.

    • Sono sporchi ricattatori. Per produrre in Italia vogliono il pizzo.

      • Abbiamo già dato. Una cosa buona di Meloni che ho letto da qualche parte è che sta cercando di portare Toyota in Italia. Non se ci riuscirà, ma il tentativo è lodevole.

        • non so se

        • “Una cosa buona di Meloni …”. Suvvia che a te altro che una sola cosa piace della pesciarola.

        • Oltre che il body shaming (paralitico, nano, storpio, etc.) anche l’uso delle professioni oneste a mo’ di insulto non è gradito in questo blog.

        • Scusa tanto, arbiter elegantiarum. E chi te la tocca più, la signorina.

          Una cosa: a chi vuoi far credere che tu saresti quello che rispetta tutti e non apostrofa nessuno? Non vedo qui attorno gente che potrebbe bersi tanta ipocrisia. Ti conoscono tutti, mascherina.

        • Vedi, amico mio, le regole valgono per tutti, non solo per chi ci sta antipatico.

        • Giusto, le regole valgono per tutti. TG non ha tutti i torti nel ricordare in maniera forse non politicamente corretta, con TG ci può stare benissimo, gli interventi un po’ sopra le righe della nostra Giorgia espressi alla Camera dei Deputati nel periodo in cui si trovava all’opposizione durante il periodo del lockdown.

          Buona giornata a tutti voi.

          JT

        • Il Topo ha ricordato … dove? quando?
          Il Topo ha anche fatto le guerre di indipendenza? Era a Porta Pia nel 1870? E la battaglia d’Inghilterra, l’ha fatta, il Topo?
          (Ooops, mi rendo conto che occorre specificare. Pilotando uno Spitfire, non uno Stuka)

        • Erasmo, Erasmo … JT intendeva dire che ci può stare chiamare “pesciarola” una che da uno scranno di opposizione strepitava come una pesciarola (salvando le pesciarole di piazza). Aggiungerei che la Meloni strepita come una pesciarola anche dallo scranno del premier. È chiaro, ti si è accesa la lampadina, ora?

        • Bene. Adesso che, con la scusa dell’interpretazione degli scritti di JT, ti sei tolto la soddisfazione di ripetere varie volte l’espressione proibita, sappi che scatta il bando. Niente paralitici e nani usati come insulto. Niente mestieri considerati degradanti. Niente disprezzo di razze e etnie, ivi incluso il termine “giudecca”. La Perfida Albione te la concedo, perché ti so sentimentale. Ma è l’unica eccezione.

        • Non vorrei, ma allo stomaco non si comanda: sto vomitando.

        • Te l’ho detto tante volte: smetti di rileggere le annate del Candido di Pisanò. Ho capito che sono ricordi da reduce, ma vedi l’effetto?

        • Pisanò? Cosa c’entra? suvvia, perché mai pensi che un pater patriae potrebbe far vomitare qualcuno?

        • Pater patriae. Capisco.

  2. Il post mi sembra perlopiù condivisibile. Ma, lasciando per un attimo da parte il fatto di averci messo a capo un simile mammalucco, nessuno di voi trova da eccepire qualcosa – proprio in tema di assegnazione di nomi – sul fatto che questi patrioti si siano affrettati a denominare l’antico Ministero dell’Industria “Ministero delle Imprese e del MADE IN ITALY”? Ma ci sarebbe da discutere (e soprattutto da sghignazzare) anche su molte altre paranoiche denominazioni introdotte da questa corte dei miracoli che chiamano “Governo Meloni”, reduce direttamente dalle migliori piazze e teatri d’Europa e delle Americhe. Senza voler suonare troppo banale, ci sarebbe abbondantemente da ridere, sì, se non ci fosse più abbondantemente da da piangere.

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