Invece, Topo, nel caso tu voglia restare governativo, ma nel ruolo di pungolo, ecco il tuo faro
Toninelli è convinto di aver fatto un culo così ai Benetton.
Gesuiti
Che sarà mai questo “nuovo ordine cristiano”? Non sarà per caso la controriforma? Non sarà per caso l’operato di S.Pio V?
L’ipocrisia gesuitica si spinge a mettere su un gradino morale più alto l’Islam rispetto alla Chiesa. Ma senza fare nomi, e senza trarne le conseguenze.
Casualmente…
…ho buttato l’occhio sulle statistiche del blog, e vedo che il post più letto di tutti i tempi è questo.
Non credo, onestamente, che il merito sia della scrittura o dei contenuti del post. Il cavallo (o altro equino) vincente ha galoppato nei commenti.
Suvvia, Topo. Non sarà miss mondo, ma per te basta e avanza. Può essere il tuo nuovo faro
Paolo Isotta
E’ morto improvvisamente il musicologo (non so però se sia la definizione giusta) Paolo Isotta. Oggi sui giornali, compreso il Fatto di cui era collaboratore, si trovano solo scipiti obituaries. In realtà, si è trattato di una voce fuori dal coro, voce piuttosto stridula, ma sempre fuori dal coro: merce rara, che può non piacere, ma sempre rara è.
A lui venne dato l’ostracismo da tutto il mondo dell’intellettualità italiana, nonostante fosse gay dichiarato. Naturalmente lui non usò mai questa espressione, riservandosi l’autodefinizione di “ricchione”, oltre a tutto consona al suo smisurato orgoglio partenopeo.
In realtà, ciò che in lui non piaceva era che diceva le cose in faccia. Non che fossero sempre condivisibili nei contenuti, ma certamente le diceva in faccia, e questo lo rendeva insopportabile. Eccone alcuni esempi, e pure scelti fra i meno volgari:
Su Gioacchino Lanza Tomasi: “Affettando una nobile sprezzatura, è solo ripugnante: si soffia il naso col fazzoletto da taschino, poi contempla lungamente il moccio, ripiega il fazzoletto e lo rimette nel taschino. Coll’ orlo della camicia ti potresti fare il brodo, dicono a Napoli…”
Su Claudio Magris: “Una volta un mio elzeviro aveva per incipit che il Cretino si riconosce dal fatto che incomincia ogni articolo con una citazione di Goethe o di Thomas Mann. Ferruccio De Bortoli mi telefonò dicendomi che avrebbe tagliato il passaggio, sennò gli avrei fatto avere un casino con Claudio Magris…”
Su Carlo Maria Giulini: “Era così avaro che continuava a portare i pantaloni a zampa d’elefante degli anni Settanta e un cappello a larghe tese come quello che Vittorio Caprioli porta nell’anticamera del commendator Discordi in Totò a colori.”
Insomma, lo si sarà capito. Un ricchione —- pardon, un gay di destra. Scriveva con uno stile volutamente ampolloso, e, se vogliamo proprio trovare una parola che lo definisca, questa è esibizionista.
Un esibizionista di cultura.
Le classi scomparse
THE IMPLICIT THEORY of technocratic neoliberalism is that the US and other Western societies at this point are essentially classless societies in which the only significant barriers involve race and gender. The people at the top got there purely as a result of their own efforts, on the basis of their superior intellectual or academic skills. Many of these corporate managers, financiers, lawyers, accountants, engineers, foundation program officers, media elites, and academics do pretty much the same kind of work that people in their professions did half a century ago, adjusted for differences in technology and industrial organization. But we are supposed to believe that they are not just old-fashioned managers and professionals, but members of a new “creative class” and “digital elite,” the “thinkpreneurs” and “thought leaders” of the “knowledge economy” who live in “brain hubs” (to use only a few of the flattering terms in the lexicon of overclass self-idolatry). From the assumption that a nearly meritocratic “knowledge economy” has replaced class-stratified, bureaucratic managerial capitalism follow two kinds of policies. The first are class-neutral, race-or gender-based policies to remove barriers to the advancement of racial minorities and women, including native white women. The second are policies that include skills training or retraining for unsuccessful native white men.
Michael Lind – The new class war
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