La domanda del titolo è rivolta alle moltitudini di devoti che oggi hanno assistito alla toccante cerimonia dei quattro papi, ma da ieri sera sono presenti in strada. Tutto il resto mi pare risaputo e poco interessante. Ripeto la domanda: dove avete pisciato?
Per una moratoria dell’edilizia religiosa
Nel 2009, un referendum in Svizzera sancì la proibizione di costruire nuovi minareti. Abbastanza ovvie le motivazioni degli elettori, ovvie e risapute anche le argomentazioni di politici e preti nel resto d’Europa: preoccupazione, colpo alla libertà di religione, favore fatto agli estremisti islamici, e altre banalità.
In realtà, come ho scritto più volte, le religioni organizzate sono tutte pericolose, e i luoghi di culto sono per definizione luoghi di riunione di queste associazioni. Le religioni organizzate hanno dispiegato la loro pericolosità in tempi e modi diversi. Quelle di ceppo cristiano hanno dato il peggio di sé nel secondo millennio, almeno sotto il profilo della violenza fisica. Oggi non fanno più guerre militari, ma non si sono certo ritratte nel semplice culto. L’Islam, invece, continua a partorire violenza privata e collettiva. La religione ebraica mi pare faccia eccezione, ma c’è da dire che la diaspora e la lunga persecuzione l’ha messa in una condizione molto diversa.
Esiste un solo aspetto positivo dei luoghi di culto: quello artistico. Ciò non vale soltanto per le chiese cristiane, dato che esistono grandi esempi di edifici anche in campo islamico. Parliamo però del passato. Da almeno due secoli il valore estetico dell’architettura religiosa è venuto inaridendosi, e il processo si è accentuato nel secolo XX. Oggi, per confinarci all’Italia, abbiamo edifici come quelli qui esposti, che sono solo un piccolo campione di uno squallore generalizzato, e che, a mio parere, testimonia anche dello sgonfiamento della fede dei committenti. Se i preti credessero in Dio, non potrebbero accettare oltraggi e blasfemie come queste:
Ecco, dunque, prospettarsi una possibile soluzione. Dal punto di vista della libertà religiosa, non ci sono, nel nostro paese come in altri europei, possibilità concrete di arginare l’edilizia islamica. Rimane, però, la risorsa di arginare l’edilizia di tutte le religioni, con la fondata motivazione del danno paesaggistico e urbanistico. Va imposta una moratoria a tutta l’edilizia religiosa, senza distinzioni discriminatorie.
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