28 giugno 2017
There are four ways in which you can spend money. You can spend your own money on yourself. When you do that, why then you really watch out what you’re doing, and you try to get the most for your money. Then you can spend your own money on somebody else. For example, I buy a birthday present for someone. Well, then I’m not so careful about the content of the present, but I’m very careful about the cost. Then, I can spend somebody else’s money on myself. And if I spend somebody else’s money on myself, then I’m sure going to have a good lunch! Finally, I can spend somebody else’s money on somebody else. And if I spend somebody else’s money on somebody else, I’m not concerned about how much it is, and I’m not concerned about what I get. And that’s government. And that’s close to 40% of our national income.
Milton Friedman
Fox News interview (May 2004)
[traduzione, un po’ traballante, di Wikipedia] Ci son 4 modi per spendere i soldi. Voi potete spendere i vostri soldi per voi stessi: quando lo fate, allora stare davvero attenti a cosa state facendo e cercherete di avere la massima resa per la vostra spesa. Oppure voi potete spendere i vostri soldi per qualcun altro: per esempio, io ho comprato un regalo di compleanno per una persona; ora, io non ho poi grande interesse per il contenuto del dono, ma sono stato molto attento al costo. Altra possibilità, io posso spendere i soldi di qualcun altro per me: e allora se posso spendere i soldi di qualcun altro per me state sicuri che ci scapperà una bella mangiata al ristorante! Infine, io posso spendere i soldi di qualcun altro per un’altra persona ancora; e se io starò a spendere i soldi di uno per un altro, non sarò preoccupato a quanti siano, né sarò preoccupato a come li spendo. E questo è quel che fa il governo. E questo ha circa il 40% del prodotto interno. (dall’intervista a Fox News, maggio 2004)
Il caso della spesa pubblica italiana oltrepassa la pur disincantata visione di MF. E’ un quinto caso: spending somebody else’s money on somebody else, to obtain somebody else’s gratitude and benefit from it.
Anche la percentuale, purtroppo, è più alta.
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22 giugno 2017
Il treno 9966 di Italo, che va da Roma a Milano, oggi è piuttosto pieno. Sul treno, trovo il mio posto occupato da uno zaino senza padrone. Di questi tempi non è cosa simpatica, ma io sono convinto che ogni cittadino è un soldato, e che si debba accettare un ragionevole rischio. Perciò, guardatomi intorno e non vedendo alcun possibile proprietario, decido di mettere lo zaino sulla cappelliera sopra di me. Mentre lo sto facendo, si apre la porta del cesso e ne esce un africano sui 40, che dimostra subito con il linguaggio del corpo di essere il legittimo proprietario del bagaglio.
Anche il linguaggio della lingua è sciolto, in decente italiano con un accento francese.
Dialogo:
– È suo?
-Non bisognerebbe toccarlo, perché io potrei dire che c’erano 10000 euro
-Lei lo dica
-Non lo dico perché sono un prete
-Perché, i preti non rubano?
-Queste sono le regole
-Veramente le regole sono che non si lasciano i bagagli incustoditi
-(Andandosene) le regole sono che ci vuole rispetto
-Guardi che io rispetto tutti, persino i preti.
Nota: Se avessi visto subito la sua copia di Tuttosport avrei formulato in modo diverso la domanda relativa ai furti.
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19 giugno 2017
Interessante articolo di un sito comunista (non desinistra, comunista)
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2 giugno 2017

Frank Bugden – Ritratto di James Joyce
“When you talk painting to Taylor, Sargent or Suter you don’t talk about the object represented but about the painting. It is the material that conveys the image of the jug, loaf of bread, or whatever it is, that interests you. And quite rightly, I should say, because that is where the beauty of the artist’s thought and handicraft become one. If this writer is as good as you say he is, I can’t under stand why some of his prose hasn’t stuck in your otherwise excellent memory”
Sono parole di James Joyce riportate da Frank Budgen (James Joyce and the making of Ulysses, 1960). Budgen era un pittore,e incontrò Joyce a Zurigo nel 1918. La frase origina da una discussione su uno scrittore non specificato, e J.J. ha chiesto a Budgen perché, pur lodando lo scrittore, non ne ricordi a memoria neanche una frase.
A un secolo di distanza, alcune considerazioni laterali:
- L’uso dei brani mandati a memoria è totalmente scomparso dal nostro orizzonte, scolastico e di vita. Io non credo che sia un bene, e non mi sono dimenticato che c’è Google.
- La stagione di fine secolo/inizio secolo è la più feconda che si possa ricordare per le arti, sia prese individualmente che in sinergia
- E’ interessante la citazione dei tre artisti da parte di J.J. Oggi, se uno di noi si immaginasse tre artisti da citare nel 1918, neanche in un caso su un milione verrebbero fuori quei tre. E’ però vero che si tratta di frequentazioni, e non di una graduatoria di qualità artistica.

Taylor

Sargent

Suter
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