Archive for novembre, 2022

23 novembre 2022

Di due anni fa

21 novembre 2022

Ahimè

Dopo la caduta del muro, presi a andare per lavoro nell’allora Cecoslovacchia. I russi se n’erano appena andati, ma erano rimasti i frutti del commercio spicciolo dei soldati sovietici: in particolare, il caviale. Ricordo bene il prezzo: 10.000 lire per la scatoletta da 50 grammi. Sarebbero 10 euro all’etto.
dopo cinque anni, giunto a Praga, trovai una di quelle scatolette e la comprai. Purtroppo, quando assaggiai il contenuto fu chiaro che si trattava di un residuato degli anni ’80. Basta: via i soldati, via il caviale.

Oggi vedo un annuncio su internet, e lo apro. Sono rimasto senza fiato

20 novembre 2022

La fenomenale intelligenza di Paolo Isotta e l’uso dell’analogia.

da.: Il ventriloquo di Dio – Thomas Mann: la musica nell’opera letteraria. Rizzoli, 1983

15 novembre 2022

Da leggere

https://sfero.me/article/era-delle-distopie

14 novembre 2022

Anner Bylsma

14 novembre 2022

Celibidache, i dischi e i sordi: dal minuto 27


Poi morì, e gli eredi buttarono sul mercato tutte le registrazioni pirata.
13 novembre 2022

Paolo Isotta su Sergiu Celibidache

11 novembre 2022

B. R.

“Men fear thought more than they fear anything else on earth — more than ruin, more even than death. Thought is subversive and revolutionary, destructive and terrible; thought is merciless to privilege, established institutions, and comfortable habits; thought is anarchic and lawless, indifferent to authority, careless of the well-tried wisdom of the ages. Thought looks into the pit of hell and is not afraid. It sees man, a feeble speck, surrounded by unfathomable depths of silence; yet bears itself proudly, as unmoved as if it were lord of the universe. Thought is great and swift and free, the light of the world, and the chief glory of man.

“But if thought is to become the possession of many, not the privilege of the few, we must have done with fear. It is fear that holds men back — fear lest their cherished beliefs should prove delusions, fear lest the institutions by which they live should prove harmful, fear lest they themselves should prove less worthy of respect than they have supposed themselves to be. ‘Should the working man think freely about property? Then what will become of us, the rich? Should young men and young women think freely about sex? Then what will become of morality? Should soldiers think freely about war? Then what will become of military discipline? Away with thought! Back into the shades of prejudice, lest property, morals, and war should be endangered! Better men should be stupid, slothful, and oppressive than that their thoughts should be free. For if their thoughts were free they might not think as we do. And at all costs this disaster must be averted.’ So the opponents of thought argue in the unconscious depths of their souls. And so they act in their churches, their schools, and their universities.” – Bertrand Russell,’Why Men Fight’

Curiosi gli esempi (in grassetto). Oggi il Pensiero Unico spaccia per intangibili le idee opposte. Ma le argomentazioni rimangono valide. Sarebbe interessante capire se B.R. oggi manterrebbe salda la barra metodologica, o si lascerebbe disorientare dal fatto che il Potere ha cambiato messaggi.

9 novembre 2022

Natura e prospettive del PD

Interessante la collocazione nella società italiana del PD. Gli operai? Lo schifano. I poveri? Non è il loro partito. I benestanti, invece, lo gradiscono assai. Coi pensionati e in genere i vecchi, poi, è un rapporto di autentico affetto.

È un vero peccato che in Italia muoiano ogni anno 600.000 cittadini. Vuoi vedere che in gran parte sono anziani?

6 novembre 2022

Un po’ qualunquista, ma tutto sommato un buon riassunto

.L’ITALIA È UNO ZOMBIE. . DELLA TERRA DI MEZZO.

Il Fatto Quotidiano

6 Nov 2022

» MASSIMO FINI

Forma e sostanza L’italia sempre più prigioniera tra tv e social

“Sono un italiano, un italiano vero. Lasciatemi cantare con la chitarra in mano perché ne sono fiero” (L’italiano, Totò Cutugno) el 2002, poco prima di morire, Giorgio Gaber cantava “Io non mi sento italiano, ma per fortuna o purtroppo lo sono”, il disco sarà poi pubblicato postumo. Credo che oggi Gaber, che era di origine polacca, di cognome fa Gaberšik, direbbe “Io mi vergogno di essere italiano, ma purtroppo lo sono”. Non si tratta del fatto che attualmente l’italia è governata da una destra-destra-destra (perché non c’è nessun “centro”: Berlusconi, al di là delle apparenze, con il suo turbocapitalismo è il più a destra di tutti). La destra ha pari legittimità di governare della sinistra, ammesso che ci sia ancora una sinistra in questo Paese. A questo avanzo di sinistra mi permetterei di consigliare di smetterla col suo insopportabile “superiority complex” che aveva forse un senso quando i leader si chiamavano Amendola, Ingrao, Longo, Secchia. Lascio fuori da questa lista Palmiro Togliatti, “il migliore”. Perché oltre che cinico fu uomo vilissimo. Si oppose in tutti i modi, naturalmente trasversali così da non apparire, a uno scambio di prigionieri fra l’italia e l’urss, scambio che comprendeva Antonio Gramsci, prigioniero nelle carceri fasciste dal 1926. Perché? Perché se Gramsci fosse tornato in libertà avrebbe ripreso il suo posto di segretario del Partito che nel frattempo era stato assunto da Togliatti. In un’altra occasione Vincenzo Bianco chiese a Togliatti di intervenire presso Stalin per rendere un po’ più umane le condizioni dei prigionieri DELL’ARMIR rinchiusi nei lager sovietici (La spedizione DELL’ARMIR fu una delle più sciagurate operazioni di Mussolini, perché i nostri soldati erano male equipaggiati per l’inverno russo, per il congelamento gli cadevano le mani e i testicoli). Togliatti non osò affrontare Stalin. Allora lo fece lo stesso Bianco senza subire alcuna conseguenza, tanto che lo ritroviamo qualche anno dopo sul fronte jugoslavo. Dai “migliori” c’è sempre da aspettarsi il peggio.

Torniamo all’oggi. Ciò di cui intendo occuparmi qui non è la politica politicante, ma il livello cui si è ridotto il popolo italiano e che dà ragione alle parole di Gaber. L’italia è un gigantesco “mondo di mezzo” che da Roma si è esteso all’intero Paese, dove è molto difficile distinguere se chi ti sta davanti è un corruttore, un corrotto o una persona per bene. Sono saltati alcuni valori che io chiamo “prepolitici, preideologici, prereligiosi”. Cominciamo con un settore decisivo che è quello dell’educazione. Quella dei docenti universitari è una corporazione che utilizza metodi tipicamente mafiosi: io metto il tuo protetto lì e tu metti il mio protetto là. C’è voluto un docente inglese, Philip Laroma Jezzi, per smascherare questo marciume. È significativo ciò che in una telefonata un docente corrotto dice a Laroma: “Non fare l’inglese”, cioè non comportarti da persona onesta. A Firenze 22 docenti furono abbottegati per questo, ma altrove tutto continua come prima. E sono questi soggetti che dovrebbero educare i nostri ragazzi? Al massimo, oltre a dare il loro apporto culturale, in cui possono essere anche bravissimi, insegnano l’omertà.

Ma usciamo dall’ambiente universitario e prendiamo l’onestà. Negli anni del dopoguerra quando, tranne una sottile striscia di ricchissimi che però avevano il buonsenso e la prudenza di non ostentare il proprio benessere, eravamo tutti più o meno poveri, molto più poveri di quanto lo si sia oggi, gli anni insomma della mia adolescenza e della mia giovinezza, l’onestà era un valore per tutti. Per la borghesia, se non altro perché dava credito (oggi è il contrario, una persona onesta, in qualsiasi ambiente, è un intralcio perché non è ricattabile, Meloni docet), per il mondo contadino per il quale violare la stretta di mano voleva dire essere emarginati dalla comunità, per il mondo proletario, in genere comunista o socialista, che aveva dei valori forti che rispettava.

In Italia abbiamo quattro mafie sempre più forti e presenti sul territorio: la Mafia propriamente detta, la ‘Ndrangheta in fortissima ascesa e che si è espansa dalla Calabria al Nord, la Camorra napoletana e la Sacra Corona Unita nelle Puglie. Ma questo sarebbe, paradossalmente, il male minore. Perché invece di essere “liquide” come il “mondo di mezzo” sono strutture organizzate che volendo potrebbero essere combattute (ci provano i magistrati ma sono impigliati in una serie di leggi fintogarantiste che assicurano l’impunità al colpevole e penalizzano l’innocente). Purtroppo la democrazia trasformatasi in partitocrazia, cioè in un sistema che usa a sua volta metodi mafiosi, è troppo debole e compromessa per combattere le varie mafie. Solo un potere forte può farlo. L’unico a combattere seriamente la Mafia fu Benito Mussolini perché un potere forte non può accettare che nel suo territorio ci sia un potere altrettanto forte (è il caso di Saddam Hussein che cacciò dall’iraq Bin Laden che si rifugiò nel Sud Sudan per poi essere chiamato in Afghanistan dal nobile Massud e dare inizio a una tragedia che il nostro lettore, credo, conosce piuttosto bene).

Nel 1943 la Mafia siciliana era strettamente legata a quella americana cui aveva dato origine, l’avevamo esportata negli States. Se notate quasi tutti i cognomi dei maggiori caporioni mafiosi americani sono italiani, da Al Capone a John Gotti a Lucky Luciano ai fratelli Angiulo. E fu questa mafia italo-americana ad aprire le porte della Sicilia agli Alleati (facendo così diventare ridicola, come tante sue frasi ad effetto, l’affermazione di Mussolini: “Fermeremo gli americani sul bagnasciuga”). Naturalmente l’italia dovette pagare un prezzo e tutti i nostri politici, non solo il troppo bistrattato Giulio Andreotti, ma anche l’integerrimo Ugo La Malfa, che aveva come suo uomo in Sicilia Aristide Gunnella, dovettero avere rapporti collusori con la Mafia. Non è stato un buon modo di cominciare.

Poi ci sono stati altri fattori, sociali e culturali, soprattutto nell’ambito della comunicazione. Non parlo qui della prima tv del democristiano Ettore Bernabei che fu un’ottima tv, dirigista certamente ma che forniva nell’ambito culturale e dell’intrattenimento degli ottimi programmi. Poi venne il pluralismo e la spartizione cencelliana dei posti in Rai. Infine il berlusconismo ha fatto piazza pulita della cultura, dei valori e soprattutto dell’etica. La gazzarra cui assistiamo oggi in Rai ne è un ultimo esempio. Ecco la Rai potrebbe essere presa a paradigma dell’italia e dell’italiano di oggi, insieme ai social dove dominano gli haters e la stupidità più becera.

Mi vergogno di essere italiano.