Per capire quello che diceva Keynes, propongo questo grafico, preso da un vecchio testo:
Ritengo sia di più immediata comprensione percorrerlo a ritroso (da sinistra verso destra), perché si va direttamente a parare su faccende di attualità, per esempio il reddito di cittadinanza.
Dunque: il reddito nazionale è funzione della domanda, ossia della richiesta di beni espressa dalla propensione al consumo degli individui. Pertanto, se do più soldi a un povero, questo li spende tutti (alta propensione al consumo), mentre se ne do di più a un ricco, ne risparmierà una parte, e li metterà in banca. Ecco quindi il circolo virtuoso, e persino democratico: se gli individui consumano, gli imprenditori investono, e così generano occupazione, che a sua volta genera maggiori consumi. Lo Stato si inserisce in questo processo mediante la spesa pubblica, che mette risorse a disposizione della collettività. Il meccanismo si chiama moltiplicatore e acceleratore keynesiano.
Bene: applichiamo questi concetti al sistema economico di un paese qualsiasi. Cominciamo dal Burkina Faso. Allora: nel 2012, il Burkina Faso aveva un reddito annuo procapite di $636. Sì. Annuo. Vi pare una buona condizione perché ci sia un’alta propensione al consumo? Sì, credo di sì. Allora: supponiamo di prendere 10 miliardi di dollari, e distribuirli fra tutti gli abitanti del Burkina Faso. Possiamo giocarci le palle che li spenderanno tutti o quasi (altissima propensione al consumo). Secondo Keynes, gli imprenditori del Burkina Faso salteranno sul cavallo vincente, investiranno, assumeranno maestranze e da lì l’economia del Burkina Faso decollerà.
Secondo noi, invece, i beneficiari della regalia compreranno beni dall’estero, oppure useranno i soldi per espatriare. Il Burkina Faso resterà sfigato come prima.
Ma forse, si obietterà, il ragionamento di Keynes si applica alle economie sviluppate. Per esempio, l’Italia. E in effetti, di economisti keynesiani, o di orecchianti keynesiani, o di keynesiani da fiera di paese qui ne abbiamo tanti.
Allora: diamo il reddito di cittadinanza a un certo numero di sfigati. Lo spenderanno tutto, aumentando la domanda. Gli imprenditori investiranno di più, aumentando l’occupazione e innescando il circolo virtuoso? Speriamo.
Ma la domanda fondamentale è: qual è il range entro quale la regola è valida? Mi spiego per estremi: se tutti e 60 milioni riceviamo il reddito di cittadinanza senza fare niente, non si sa con quali risorse veniamo pagati, e chi sia che dà occupazione. Se, al contrario, nessuno riceve nulla, il moltiplicatore non può funzionare.
Bisogna pertanto capire qual è un buon equilibrio fra spesa pubblica e risorse private. Poi, nell’ambito della spesa pubblica, distinguere fra spesa corrente e spesa per investimenti. Tutte le persone ragionevoli sono d’accordo sul fatto che c’è, in proporzione, troppa spesa corrente e troppo poca spesa in conto capitale. Mettiamola in altro modo: il reddito di cittadinanza c’è già da almeno 50 anni, e in misura ingente, ma di questo moltiplicatore e di questo acceleratore non si vede traccia, se non nei discorsi del sig.Di Maio.
Alle persone di buon senso, anzi, pare che lo Stato faccia demoltiplicazione e soprattutto decelerazione. Probabilmente, è un fatto culturale. Insomma, anche l’Italia è come il Burkina Faso.
E’ quindi possibile che le teorie keynesiane si applichino solo alla Gran Bretagna, per la quale sono state pensate. Ma pare che lì non ne vogliano sapere.
Commenti recenti