James Joyce
The vesta in the clergyman’s uplifted hand consumed itself in a long soft flame and was let fall. At their feet its red speck died: and mouldy air closed round them.
Il fiammifero tenuto nella mano alzata del prete si consumò in una lunga e blanda fiamma, e fu lasciato cadere. Ai loro piedi, il puntino rosso si spense: e l’aria ammuffita si richiuse intorno a loro.
Ulysses, Chapter X – The Wandering Rocks
J.J. è proprio il più grande. Naturalmente ciò che colpisce di più nell’Ulisse è lo sguardo d’insieme, però il complesso edificio non potrebbe esistere senza la eccelsa qualità dei mattoni elementari che lo compongono. Nei mattoni è possibile la distinzione fra forma e contenuto. Contenuti di enorme pregnanza (impossibile leggere l’Ulisse senza un libro di esegesi che spieghi tutti gli infiniti riferimenti). E forma di straordinaria eleganza e concisione. Il brano qui sopra è preso abbastanza a caso. E’ una bellezza inarrivabile, che si rinviene lungo tutto il libro, pur nella varietà degli esperimenti linguistici effettuati.
Di Vittorio e l’Europa
“Difenderemo il lavoro e il pane degli Italiani”
Estratto dell’intervento di Giuseppe Di Vittorio alla Camera dei Deputati (16 giugno del 1952) sulla ratifica del trattato di Parigi, che aveva istituito la CECA (Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio).
di GIUSEPPE DI VITTORIO
Signor Presidente, onorevoli colleghi, credo di non esagerare affermando che la decisione, che la Camera sta per prendere, è fra le più gravi che siano state prese dal Parlamento italiano nell’attuale legislatura, se non, forse, la più grave. Si tratta, con la ratifica del trattato di cui discutiamo, della rinunzia da parte dell’Italia della possibilità di utilizzare secondo i propri bisogni e secondo i propri interessi lo strumento più formidabile che essa possiede in politica economica, cioè la siderurgia.
Giuseppi
Moishe Pipik!
The derogatory, joking nonsense name (…): the little guy who
wants to be a big shot, the kid who pisses in his pants, the someone
who is a bit ridiculous, a bit funny, a bit childish, the comical shadow
alongside whom we had all grown up, that little folkloric fall guy
whose surname designated the thing that for most children was nei-
ther here nor there, neither a part nor an orifice, somehow a concav-
ity and a convexity both, something neither upper nor lower, neither
lewd nor entirely respectable either, a short enough distance from
the genitals to make it suspiciously intriguing and yet, despite this
teasing proximity, this conspicuously puzzling centrality, as meaning-
less as it was without function—the sole archaeological evidence of
the fairy tale of one’s origins, the lasting imprint, of the fetus who was
somehow oneself without actually being anyone at all, just about the
silliest, blankest, stupidest watermark that could have been devised
for a species with a brain like ours.
Philip Roth, Operation Shylock
Commenti recenti