Sorry we missed you, di Ken Loach.
When I makes tea I makes tea, as old mother Grogan said. And when I makes water I makes water.
Pochi negano il primato assoluto di Maria Callas. Vorrei condividere qui un’idea che mi sono fatto da lungo tempo su quale sia il miglior brano cantato dalla Callas: dal finale del secondo atto della Norma, “in mia man alfin tu sei“. Per i pochi che non lo conoscessero, consiglio di procurarsi in rete il libretto, perché questa è una fusione astrale di interpretazione musicale e drammatica. Poi c’è la scelta fra i vari reperti rimastici. Ne conto sei, ma non ci possono essere dubbi: il migliore è quello live dalla Scala con Mario del Monaco e, soprattutto, la direzione di Antonino Votto (1955). Come acutamente nota un commentatore di lingua inglese sotto il video di YouTube, il pubblico della Scala deve essere stato elettrizzato quando, dal minuto 4:10, Norma lancia la sua minaccia.
Se la registrazione del 1955 è la migliore per l’interpretazione, quella del 1954 diretta da Serafin ci rende una voce ancora più bella:
Mentre la più nota versione discografica del 1960 fruisce di una voce deteriorata e, complessivamente, di un’interpretazione meno drammatica, forse con concorso di colpa del direttore (Serafin):
Questo Fusaro a me sta sui coglioni, ma non si può negare che sappia fare uso della lingua. Nessuno meglio di lui ha definito l’atteggiamento della sinistra che discute cercando l’asimmetria a proprio vantaggio. Lo fa parlando di una sua discussione con Gad Lerner:
L’obiettivo di Lerner era proscrivere la mia posizione, impedendole di esprimersi perché bollata, appunto, di antisemitismo.
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