Archive for novembre, 2018

29 novembre 2018

Alexandre Desplat

Forse non tutti hanno ancora visto il film di Chris Weitz “Operation Finale“, che racconta la cattura e il trasferimento in Israele di Adolf Eichmann. Uno di quei thriller che ti prendono anche se conosci il finale. La colonna sonora è affidata al compositore francese A.Desplat: non una rivelazione, visto che ha già vinto un Oscar, e certamente uno bravo, forse quanto Nino Rota.  Questo pezzo, di chiara ispirazione shostakoviana, è a mio parere di grande bellezza. Come, del resto, gli altri brani posti a commento di singole azioni del film.

27 novembre 2018

Dario Corallo

Un’intelligenza sorgiva, con inusuali capacità di analisi. Qualche dubbio sullo spessore culturale.  Nessun dubbio sull’incapacità di “fare”. Rappresenta il futuro della classe politica. Qualcuno potrebbe dire che già al presente ci sono i grillini al governo. Quelli sono incolti, è vero: ma mica sono intelligenti.

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26 novembre 2018

Cacciari. Un po’ storto, ma pazienza

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Cacciari, che io da veneziano conosco come sindaco pigro e incapace, quando si tratta di analisi politiche è il più l’unica testa lucida della sinistra.

16 novembre 2018

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Sergio Steve, Lezioni di Scienza delle Finanze,

Padova, 1965

14 novembre 2018

Agostino, Lettera 93

1.2. Costoro erano una volta nostri implacabili nemici e molestavano con ogni sorta di violenti e insidiosi attacchi la nostra pace e la nostra quiete. Orbene, se li avessimo trascurati e tollerati senza pensare assolutamente alcun espediente per incutere ad essi paura ed indurli ad emendarsi senza denunciarli come delinquenti, allora sì che avremmo davvero reso loro male per male. Faccio un esempio: se uno vedesse un suo nemico, divenuto furioso in seguito a febbri maligne, correre verso un precipizio, non gli renderebbe forse male per male, se lo lasciasse correre alla propria rovina, invece di afferrarlo e legarlo? Eppure non gli apparirebbe forse assai molesto e nemico, proprio quando gli è stato utilissimo e gli ha usato la più grande compassione? Ma una volta ricuperata la salute, il furioso gli si mostrerebbe senza dubbio tanto più riconoscente quanto meno riguardi avesse trovato da parte di quello. Oh, se potessi mostrarti quanti, perfino dei Circoncellioni, abbiamo adesso tra i Cattolici convinti! Costoro adesso condannano la loro condotta precedente e il proprio miserando errore, per cui credevano di compiere per il bene della Chiesa di Dio tutte le ribalderie che commettevano nella loro inquieta temerarietà! Orbene, non sarebbero mai stati avviati alla guarigione, se al pari dei furiosi, non fossero stati legati coi vincoli delle leggi, che a voi dispiacciono tanto. Che dire poi di un’altra specie di malattia non meno grave? Ne erano vittime individui i quali, pur non essendo animati da audacia sovversiva, rimanevano come oppressi sotto il peso di una inveterata apatia. Essi ci dicevano: ” Sì, quello che voi dite è vero: non si può obiettare nulla in contrario, ma a noi riesce duro abbandonare la tradizione dei nostri padri”. Non si sarebbe forse dovuto applicare nei riguardi di costoro il sistema più adatto, di scuoterli cioè con le molestie temporali perché si destassero come da un sonno letargico e si alzassero per entrare nell’unità cattolica, unica fonte di salvezza? Sapessi quanti anche tra essi si rallegrano adesso con noi, accusano la pesante responsabilità della dannosa loro passata attività e riconoscono quanto era doveroso che noi arrecassimo loro molestia, perché non morissero a causa della snervante consuetudine, come colpiti da letargo micidiale.

1. 3. ” Ma – si dirà – ad alcuni questo sistema non giova “. Si dovrà forse allora trascurare la medicina per il fatto che la malattia infettiva di alcuni è incurabile? Tu tieni presenti solo coloro i quali si mostrano così insensibili, che sono refrattari perfino a tali sistemi di punizione. Di essi però sta pure scritto: Invano ho castigato i vostri figli: essi non hanno accolto la correzione. Ma io penso che sono stati castigati per amore e non per odio. Tu però devi considerare tante persone, il cui ravvedimento ci procura ora tanta gioia. Se infatti ci limitassimo a spaventarli senza ammaestrarli, ciò avrebbe l’apparenza d’uno spietato dispotismo. D’altra parte, se ci limitassimo ad ammaestrarli senza spaventarli, incalliti come sono nella loro inveterata abitudine, comincerebbero ad incamminarsi troppo pigramente sulla via della guarigione, dal momento che molti, come ben sappiamo, anche dopo fornita loro la spiegazione razionale e chiaramente mostrata la verità mediante le prove della sacra Scrittura, ci rispondevano che desideravano bensì di passare alla comunione della Chiesa Cattolica, ma che temevano le violente reazioni del risentimento da parte di individui facinorosi. Certo, avrebbero dovuto disprezzare tali reazioni per amore della giustizia e della vita eterna, ma si deve sopportare la debolezza di siffatte persone, finché non diventino coraggiose, e non si deve disperare che lo diventino. Non si deve neppure dimenticare quello che disse il Signore a Pietro ancora debole: Per ora non puoi seguirmi, ma più tardi mi seguirai. Quando però ad un utile spavento si unisce un salutare insegnamento, in modo che non solo la luce della verità scacci le tenebre dell’errore, ma che anche la forza del timore spezzi i lacci di una cattiva abitudine, allora ci rallegriamo – come ho detto – della guarigione di molti. Costoro allora benedicono con noi Dio e lo ringraziano che mediante l’adempimento della sua promessa, che i re della terra sarebbero diventati servi di Cristo, ha curato in un modo i deboli e in un altro i malati.

11 novembre 2018

Modesta proposta, ovvero: i numeri mica dicono bugie

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Valerie Ramey

I numeri non dicono bugie”. E’ il mantra che si contrappone all’allarme rosso per  le fake news. Il mantra viene sventolato in segno di profondo disprezzo per il lettore, perché chi lo sventola è fiducioso che il lettore sia troppo scemo e/o ignorante per leggere i numeri in modo critico: così si fiderà dell’editorialista che glieli sbatte in faccia, e andrà a letto convinto di aver capito.

Figuriamoci quando gli editorialisti sono due, i soliti Alesina e Giavazzi (A&G). Oggi, i due aspiranti guru si producono in un riassunto di Keynes in 1000 parole. Non solo. Con l’aiuto di una ex gnocca di nome Valerie Ramey, i due baldi divulgatori spiegano come e qualmente il moltiplicatore keynesiano buono sia quello europeo, e quello cattivo sia gialloverde. Let’s cut the crap, come diceva negli anni ’80 il fidanzato di Valerie: il senso dell’articolo è che non solo il moltiplicatore, ma tutto ciò che sa di gialloverde è una merdaccia.

Allora, Valerie misura i fenomeni. Il moltiplicatore sarebbe quel tasso in base al quale un’economia cresce dopo che si è intervenuti sulla spesa (aumento), o sulle tasse (riduzione). Valerie misura, A&G ce lo spiegano. Per esempio, nel caso della manovra gialloverde, la maggiore spesa non è buona per la crescita. E perché? “perché consumatori e investitori si aspettano che le tasse prima o poi aumenteranno per pagare la maggiore spesa, e quindi consumano e investono di meno”.  Allora, vediamo. C’è un ragazzotto di Scampia che riceve 780 euro di reddito di cittadinanza. Come li spende? A&G rispondono: non li spende, perché si aspetta che le tasse prima o poi salgano. Non si compra l’i-phone X, non investe in quel fondo lussemburghese.

E se invece riduciamo le tasse? Quello è meglio, perché “i consumatori si sentono più ricchi perché tassati di meno sia oggi che domani, e possono quindi aumentare le spese”. E il ragazzotto di Scampia? Si sente più ricco? No, perché ha perso il reddito di cittadinanza. Inoltre, le tasse non le pagava neanche prima, e quindi che gliene frega se si riducono? Perciò, diteglielo al ragazzotto di Scampia: l’i-phone non se lo compra né in un modo né nell’altro. Può sempre spacciare, però. Allora se lo può comprare, alla faccia di A&G, e anche di Valerie.

Io però avrei una modesta proposta: facciamo il reddito di cittadinanza, subito dopo licenziamo 1 milione di statali, e diamo ai licenziati il reddito di cittadinanza. Vedrai che moltiplicatore: un moltiplicatore bestiale. Il resto dei risparmi li usiamo per fare investimenti, oppure per ridurre le tasse e il debito.

Una volta che lo abbiamo fatto, spieghiamo il tutto in termini di moltiplicatore keynesiano, e mandiamo i numeri, che non dicono bugie, alla signora Valerie, e anche a A&G.

7 novembre 2018

Quando le tue certezze sono minate

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Sono sempre stato contrario alla pena capitale. Devo però ammettere che Giovanni Allevi rappresenta un formidabile argomento a favore, al quale per il momento non trovo replica. Mi impegnerò.

5 novembre 2018

A me questo sembra grande giornalismo

LA MINISTRA INCOMPETENTE VADA PURE A NASCONDERSI

Filippo Facci per “Libero Quotidiano”

Basterebbe dire, a chi conosce i leccesi, che Barbara Lezzi è una leccese straclassica e archetìpica, prodotta in serie: metà del ritratto sarebbe fatto. Ma la stragrande maggioranza sa a malapena che Lecce è in Puglia e che è imboscata nel tacco dello stivale, in un generico «Salento» di cui ciascuno, laggiù, rivendica confini diversi, come se si trattasse di una miniera del Klondike.

La Puglia è lunghissima e i pugliesi sono stanziali, tendono a non spostarsi neanche all’ interno della Regione e, per un leccese, uno di Bari, o addirittura uno come Giuseppe Conte che è di Volturara Appula, 403 abitanti in provincia di Foggia al confine con la Campania, beh, è come se fosse del Circolo polare artico.

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2 novembre 2018

Distratti

La vicenda è questa: un bambino di 5 anni (o i suoi genitori) aspirando all’ammissione in una scuola elementare di élite (sic) presenta/presentano un curriculum particolarmente inverosimile.

I giornali di tutto il mondo commentano il fatto (per esempio, qui). Come può un bambino di 5 anni aver letto 10.000 libri? e via con altre facezie, per riempire i 1500 caratteri di un articolo.

Sono distratti. Sfugge a questi signori, che probabilmente hanno avuto l’impiego per raccomandazione, quale sia la vera notizia: la società cinese è diventata talmente competitiva che si fanno carte false per piazzare il figlio nelle scuole giuste, fin dalla prima infanzia. Sfugge che, se in una delle nostre città qualcuno domandasse quale sia una scuola elementare d’élite, nessuno saprebbe rispondere se non menzionando vagamente i quartieri più ricchi. Sfugge anche che c’è, in uno sterminato paese che è già la seconda potenza economica, una furiosa volontà di emergere: e, fino a prova contaria, per merito.

Mi pare assai probabile che il cinquenne del curriculum, assieme ai suoi coetanei, a tempo debito farà un culo così ai coetanei italiani, e forse a quelli  europei.