Il rapporto di causa/effetto è una cosa che, concettualmente, tutti capiscono.
O no? Proviamo. Mi viene il raffreddore, e io comincio a battere le mani. Passa un giorno, io batto le mani, e il raffreddore continua. Passano due giorni, io batto le mani, e il raffreddore continua. Al terzo giorno, il raffreddore comincia a diminuire di intensità. Io batto le mani con sempre maggiore entusiasmo, e il raffreddore scema ancora di intensità. Ormai batto freneticamente le mani, procurandomi piaghe purulente, ma ne è valsa la pena: il raffreddore, al quarto giorno, è finito, e il merito è, con ogni verisimiglianza, della mia innovativa terapia.
L’intervista del governatore della Banca centrale giapponese al Corriere di oggi è in tutto e per tutto simile alla faccenda del raffreddore. Dopo vent’anni che i giapponesi fanno quantitative easing, si vede qualche segno di ripresa. Non contano i 19 anni e 11 mesi di fallimenti: conta l’ultimo mese di (supposti) successi. L’idea che l’economia si riprenda indipendentemente dai conati della politica monetaria non sfiora nemmeno il prode samurai della banca centrale, il quale si permette anche di dare consigli agli europei.
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