Archive for settembre, 2014

21 settembre 2014

Un tocco di gesuitismo

domenica-gesuiti-324il Vaticano ha annunciato la nascita di una «Commissione speciale di studio per la riforma del processo matrimoniale canonico» che Papa Francesco ha voluto istituire per «preparare una proposta di riforma del processo matrimoniale, cercando di semplificarne la procedura, rendendola più snella e salvaguardando il principio di indissolubilità del matrimonio».
Sembra di essere tornati al 1974, quando la propaganda divorzista metteva (giustamente) l’accento sull’ipocrita via cattolica al divorzio. C’era uno slogan in latino maccheronico, che diceva: “Qui facit annullamentum non pagat alimentum”.
Il tocco di gesuitismo che si aggiunge oggi, a distanza di 40 anni, è consono alla formazione del Sommo Pontefice. Annullamento più facile, nella salvaguardia del principio di indissolubilità. E’ sempre rassicurante vedere che i preti sono preti.

Nota:  ho deciso di correggere il riferimento  a S.Ignazio nel titolo,  perché  mi sembrava ingeneroso (nei confronti del Santo).

20 settembre 2014

Non lo leggo e non mi piace

Allegato al Corriere di oggi c’è un estratto dal nuovo libro di Andrea de Carlo, “Cuore Primitivo”. Si suppone che l’estratto abbia la funzione di invogliare all’acquisto.
E’ la prima volta che approccio questo autore. Vediamo se le mie prevenzioni sono giustificate. Apro a caso:

Troppe domande per un mattino di luglio, ma le sue estati sono sempre state piene di domande, fin da quando riesce a ricordarsele: piene. Però adesso le gambe le stanno diventando irrequiete, la costringono a saltare in piedi. Sciacqua la tazza vuota nel lavello, va ad affacciarsi sulle scale. “Esco a fare due passi!”
Craig risponde qualcosa, ma dev’essere a faccia in giù sul cuscino, non si capisce cosa dica.
“Vado fuori e torno fra un po’!” Grida più forte: l’impazienza la sta travolgendo, non riesce più a stare ferma.
“Okay, okay” Craig sembra esasperato; forse stava dormendo. O pensando, come fa di solito appena sveglio…

Suppongo che possa bastare. Il giudizio sull’autore e sull’editore è severissimo. Ma è nulla al confronto del giudizio sui lettori (lettrici?).

4 settembre 2014

Vincent alla tastiera

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Alfred Cortot registrò per l’ultima volta la Polacca op.53 di Chopin nel 1952, all’età di 75 anni. Si tratta del limite temporale estremo, oltre il quale le sue esecuzioni non sono più sorrette da una manualità accettabile. La successiva tornata di incisioni del 1957-58, infatti, porta troppo evidenti i segni del tempo.
Non è che Cortot sia mai stato impeccabile, neanche da giovane (le prime incisioni a noi pervenute datano dal 1919, quando aveva 42 anni: perciò “giovane” va preso cum grano salis). Si gettava nei passaggi veloci con foga brutale, e purtroppo, per dirla con Gabriele De Agostini, alcune note gli restavano fra le dita. La sua nonchalance al riguardo era proverbiale: se gliene fosse importato qualcosa, avrebbe potuto ripetere il pezzo, visto che era in studio. Ma neanche per idea.
Per tornare alla Polacca op.53, che è un pezzo “di quelli”, vale innanzitutto un ragguaglio metronomico: rispetto all’incisione del 1933, la durata è più lunga di 20 secondi, ossia il 5%. Dobbiamo pensare che l’età abbia portato consiglio, perlomeno riguardo ai tempi esecutivi. Non ha invece portato alcun freno alla foga interpretativa, che, come in altre esecuzioni del periodo tardo, si sfoga in grumi sonori violenti e spessi, paragonabili all’addensarsi della materia in certi quadri dell’ultimo Van Gogh. Le (meravigliose) dissonanze così create sono il frutto non solo di pochi accordi sbagliati, ma anche e soprattutto della brutalizzazione dello strumento, che geme non potendo dare tutto quello che gli viene richiesto. In linguaggio automobilistico, è un fuori giri.
L’altra licenza è un uso del rubato decisamente al di fuori di ogni prassi interpretativa precedente e successiva. Non ha avuto imitatori, per la buona ragione che certe licenze nessun altro se le poteva permettere.