IL SOCIOLOGO RICOLFI: «LA GENTE STA CON LEI. NON VA LICENZIATA»
Alessandro Belardetti per “il Giorno”
LUCA RICOLFI
Un annuncio di Trenord contro «gli zingari sui treni che hanno rotto i c…» ha fatto il pieno di commenti positivi su Facebook. Perché il popolo del web è unanime contro i rom e sinti?
«Non esiste un popolo del web diverso dal popolo non-web – risponde il sociologo Luca Ricolfi, docente di Analisi dei dati all’ università di Torino -, semplicemente il popolo non-web è invisibile, mentre il popolo-web è ipervisibile. Ma entrambi sono ostili verso rom e sinti, sentimento non nuovo e non solo italiano».
Crede che licenziare la dipendente di Trenord sia giusto?
«No, la forma non è stata appropriata, ma la sostanza è che se si arriva all’ esasperazione per certe situazioni, quello che ha detto nell’ annuncio è sensato. Nessun italiano sarebbe d’ accordo sul licenziamento, c’ è molta ipocrisia nelle critiche. Si può pensare a una sanzione».
La ruspa di Salvini e gli sgomberi dei campi rom sono accolti con favore da destra a sinistra. Da dove nasce la diffidenza collettiva verso questi popoli?
«Dall’ esperienza. Anche se non mancano i rom/sinti che lavorano e vivono normalmente, il fatto che una percentuale elevata dei membri di queste comunità viva di accattonaggio e di furti non può che suscitare diffidenza in chi vive del proprio lavoro, e magari fatica a sbarcare il lunario».
Perché Salvini cavalcando la battaglia contro gli sbarchi ha conquistato gli italiani?
«Perché gli sbarchi, anche quando sono pochi, vengono percepiti come una sorta di prepotenza, aggravata dal ricatto umanitario, come se i migranti dicessero: voi siete così civili che ci dovete salvare in mare e accogliere una volta a terra».
La chiusura dei confini (soprattutto dei porti) operata dal Viminale è stata applaudita dagli italiani. Perché questa paura verso l’ integrazione?
«La maggior parte degli italiani non ha paura dell’ integrazione, ma che l’ integrazione fallisca, come in effetti è successo».
Quale è la portata di responsabilità della crisi economica e del dilagare dei social, rispetto alla crescente rabbia razzista?
«Penso che, ammesso che vi sia una crescita dei sentimenti razzisti, qualche responsabilità vada cercata anche nei media seri, che amplificano episodi marginali che ci sono sempre stati».
Dai sondaggi pochi italiani si dicono razzisti, ma la percezione di un ritorno dell’ odio contro gli stranieri è forte. Qual è il reale sentimento sociale?
«Più o meno quello degli ultimi decenni, con la differenza cruciale per cui oggi chi ha sentimenti che i media e gli intellettuali etichettano come razzisti, si sente più legittimato a esprimerli. Ma nella maggior parte dei casi il razzismo non c’ entra, semmai quel che interviene è un meccanismo di generalizzazione, che tocca un po’ tutti, anche i più illuminati difensori dei rom. Prenda mille vip progressisti e controlli quanti di loro hanno assunto o assumerebbero una colf rom o sinti…».
La sinistra italiana è stata spazzata via dai populisti perché ha fallito sui migranti?
«Sì e no. Il problema sbarchi è stato sostanzialmente risolto da Minniti, ma la sinistra anziché rivendicare il risultato ha cercato di nasconderlo, continuando con la retorica del ‘noi siamo quelli che salvano vite umane in mare’».
Passare da «accogliamo tutti» a «non accogliamo nessuno» da un giorno all’ altro che conseguenze può avere?
«Non accogliere nessuno lascia irrisolti i due problemi principali: gli irregolari presenti – almeno mezzo milione – e le esigenze delle imprese, che di migranti economici hanno tuttora bisogno».
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