Archive for agosto, 2018

30 agosto 2018

Tatiana

Ho scelto il secondo volume, tanto per cambiare. Il primo volume è disponibile qui

Tatyana Petrovna Nikolayeva è una pianista sovietica rimasta nell’ombra rispetto ai grandi circuiti internazionali, come capitato ad altri musicisti che decisero di rimanere in patria. Altri ma non tutti, come dimostra la notorietà anche in vita di gente come Gilels, Richter, Oistrach.

I preludi e fughe di Shostakovich sono il cavallo di battaglia di Tatiana, che ne rende  probabilmente la più bella interpretazione.

Parlo al presente, come è giusto. Ma Tatiana ci ha lasciato da tempo.

11 agosto 2018

Stravinsky – Ottetto per strumenti a fiato

Non la migliore interpretazione sulla piazza, ma utile per la visione degli strumenti.

La più bella opera del suo periodo neoclassico, a mio parere.

9 agosto 2018

Sociologia

IL SOCIOLOGO RICOLFI: «LA GENTE STA CON LEI. NON VA LICENZIATA»

Alessandro Belardetti per “il Giorno”

LUCA RICOLFILUCA RICOLFI

Un annuncio di Trenord contro «gli zingari sui treni che hanno rotto i c…» ha fatto il pieno di commenti positivi su Facebook. Perché il popolo del web è unanime contro i rom e sinti?

«Non esiste un popolo del web diverso dal popolo non-web – risponde il sociologo Luca Ricolfi, docente di Analisi dei dati all’ università di Torino -, semplicemente il popolo non-web è invisibile, mentre il popolo-web è ipervisibile. Ma entrambi sono ostili verso rom e sinti, sentimento non nuovo e non solo italiano».

Crede che licenziare la dipendente di Trenord sia giusto?

«No, la forma non è stata appropriata, ma la sostanza è che se si arriva all’ esasperazione per certe situazioni, quello che ha detto nell’ annuncio è sensato. Nessun italiano sarebbe d’ accordo sul licenziamento, c’ è molta ipocrisia nelle critiche. Si può pensare a una sanzione».

La ruspa di Salvini e gli sgomberi dei campi rom sono accolti con favore da destra a sinistra. Da dove nasce la diffidenza collettiva verso questi popoli?

«Dall’ esperienza. Anche se non mancano i rom/sinti che lavorano e vivono normalmente, il fatto che una percentuale elevata dei membri di queste comunità viva di accattonaggio e di furti non può che suscitare diffidenza in chi vive del proprio lavoro, e magari fatica a sbarcare il lunario».

Perché Salvini cavalcando la battaglia contro gli sbarchi ha conquistato gli italiani?

«Perché gli sbarchi, anche quando sono pochi, vengono percepiti come una sorta di prepotenza, aggravata dal ricatto umanitario, come se i migranti dicessero: voi siete così civili che ci dovete salvare in mare e accogliere una volta a terra».

La chiusura dei confini (soprattutto dei porti) operata dal Viminale è stata applaudita dagli italiani. Perché questa paura verso l’ integrazione?

«La maggior parte degli italiani non ha paura dell’ integrazione, ma che l’ integrazione fallisca, come in effetti è successo».

Quale è la portata di responsabilità della crisi economica e del dilagare dei social, rispetto alla crescente rabbia razzista?

«Penso che, ammesso che vi sia una crescita dei sentimenti razzisti, qualche responsabilità vada cercata anche nei media seri, che amplificano episodi marginali che ci sono sempre stati».

Dai sondaggi pochi italiani si dicono razzisti, ma la percezione di un ritorno dell’ odio contro gli stranieri è forte. Qual è il reale sentimento sociale?

«Più o meno quello degli ultimi decenni, con la differenza cruciale per cui oggi chi ha sentimenti che i media e gli intellettuali etichettano come razzisti, si sente più legittimato a esprimerli. Ma nella maggior parte dei casi il razzismo non c’ entra, semmai quel che interviene è un meccanismo di generalizzazione, che tocca un po’ tutti, anche i più illuminati difensori dei rom. Prenda mille vip progressisti e controlli quanti di loro hanno assunto o assumerebbero una colf rom o sinti…».

La sinistra italiana è stata spazzata via dai populisti perché ha fallito sui migranti?

«Sì e no. Il problema sbarchi è stato sostanzialmente risolto da Minniti, ma la sinistra anziché rivendicare il risultato ha cercato di nasconderlo, continuando con la retorica del ‘noi siamo quelli che salvano vite umane in mare’».

Passare da «accogliamo tutti» a «non accogliamo nessuno» da un giorno all’ altro che conseguenze può avere?

«Non accogliere nessuno lascia irrisolti i due problemi principali: gli irregolari presenti – almeno mezzo milione – e le esigenze delle imprese, che di migranti economici hanno tuttora bisogno».

7 agosto 2018

Politically Correct

78E7ACE4-B54F-4735-81D6-0FFD3C3D2513Con un lavoro da certosino ho ricostruito uno scritto di Giovanni Fanfoni pubblicato su twitter, lungo una dozzina di frammenti.

Emanuele Trevi nota come il politicamente corretto non vanti pensatori illustri e sia invece praticato da “burocrati accademici e ministeriali, studiosi studiose di second’ordine, studenti facinorosi, genitori con troppo tempo libero” twitter.com/La_Lettura/sta…

A parte l’ironia di quel “studiosi/e” con cui Trevi omaggia il politicamente corretto, egli sembra dimenticare che questa espressione nacque in ambienti conservatori per deridere gli intellettuali progressisti, che si guardano bene di farla propria

Se dunque dovessimo chiederci come chiamare più correttamente, o meglio ancora donde nasca, il c.d. “politicamente corretto”, penso che dovremmo guardare ai Gender studies gionata.org/cosa-sono-gli-… e ai Cultural studiculturali.it/dizionario/lem… e Postcolonial studiculturali.it/dizionario/lem… studies

Tali discipline nascono nella seconda metà del ‘900, a seguito delle devastazioni delle guerre mondiali, delle lotte di liberazione anticoloniali, dei movimenti per i diritti e femministi (fino alla c.d. terza ondata), della teoria critica della società e del post-strutturalismo

Il loro intento consiste nel rintracciare le forme più o meno occulte di giustificazione e perpetuazione dei rapporti di potere e dei pregiudizi del maschio bianco occidentale verso culture, generi, razze e lingue differenti, in letteratura, economia, politica, filosofia ecc.

Gli esiti sono spesso interessanti, nonostante gli eccessi, spesso involontariamente parodistici e quindi comici (che per l’appunto hanno prodotto il politicamente corretto). Tuttavia non mancano i problemi, che ne minano la validità.

Anzitutto, se ogni revisione critica della tradizione è certo benvenuta, oltre che inevitabile data l’evoluzione delle idee e dei costumi, occorre anche vedere come tale critica non sia piovuta dal cielo, ma sia stata resa possibile da quello stesso passato da cui prende distanza

Non si comprende poi per quali ragioni lo stesso atteggiamento critico (decostruzionista, genealogista, postmoderno) non debba essere rivolto a ogni tradizione, per quanto esotica ed eventualmente vittima delle discriminazioni della tradizione occidentale da cui si è partiti

In terzo luogo, risulta quanto meno ingenuo sedersi a una scrivania per passare al setaccio pregiudizi e ideologie senza chiedersi, prima o poi, come si sia giunti fino a lì: quali saperi e quali esperienze abbiano formato quel particolare punto di vista, anziché un altro.

Perciò càpita che lungo questa via si cada facilmente nell’anacronismo, per cui “la storia viene ridotta a morale, assumendo convinzioni e valori del presente come validi anche per il passato: ignorando il contesto e sostituendo alla comprensione il giudizio” Marcello Flores

Flores ricorda una mostra londinese che nel denunciare le atrocità dell’Impero britannico dimenticò la figura del politico W.Wilberforce, il quale riuscì a ottenere l’abolizione della tratta degli schiavi nel 1807. Peccato che poi si batté contro il diritto di voto alle donne.

Oppure, càpita che si pretenda di proteggere le menti del pubblico vietando le tragedie greche in quanto misogine, “secondo una concezione magica dell’azione censoria, per cui il Male viene abolito censurandone la rappresentazione, come nell’iconoclastia” @PierluigiBattis

Anacronismi (i Greci erano misogini), assurdi primati (il primo illuminista fu un monaco etiope del XVII s.) e ridicole rivisitazioni (Il suonatore di campane di Notre-Dame) che sembrano proposti più per attirare l’attenzione e fare carriera che per reale interesse scientifico.

6 agosto 2018

De senectute

La mattina, il lato ovest della valle è battuto da un sole implacabile. Perciò, decido di interrompere la camminata e fermarmi all’ombra di un solitario albero, a leggere il giornale. Poco dopo, ti arriva una vecchia in compagnia di una donna di mezza età. La vecchia parla continuamente, a un volume alto. Dice che vuole fare come “questo signore”, ossia sedersi all’ombra. Riceve in risposta un educato grugnito. Si accomoda senza interrompere la conversazione, che poi è un monologo. Il monologo a un certo punto prosegue al telefono, sempre a volume fastidiosamente alto. A quanto pare, la vecchia organizza un ricevimento, e dà istruzioni a una qualche persona di servizio, in particolare sulle cibarie da comprare. Tra croissant alla crema e “quei panini che io li odio ma vanno bene lo stesso” capisco che la vecchia sta ostentando le sue capacità organizzative, proprie di una vera signora, e inalterate ad onta dell’età. Ho anche la sgradita sensazione che lo show vada in onda a mio beneficio. Decido pertanto di interrompere la lettura e riprendere il cammino. È a quel punto che parte la scorreggia. Dal signorile culo. Un borbottio soave e interminabile, nonché, verosimilmente, inarrestabile e ingestibile. 

Non so quanto sia durato, perché l’evento ha vieppiù affrettato la mia partenza.

4 agosto 2018

Fake news

nor

Adriano Prosperi, “Lutero”, Mondadori 2017, pag. 20

1 agosto 2018

La goccia