Archive for marzo, 2021

31 marzo 2021

Federico Fubini, ovvero: i fatti separati dalle opinioni

(Corriere della Serxa, 31 marzo 2021)

Uno degli aspetti spiazzanti di questa drammatica terza ondata della pandemia in Europa è che i regimi i più illiberali, repressivi e corrotti mostrano – per il momento – i risultati migliori nelle vaccinazioni. L’Ungheria del premier Viktor Orbán presenta la copertura più alta dell’Unione europea, al 27% della popolazione secondo Our World in Data. La Serbia del presidente Aleksandar Vučić può vantare la più alta dell’Europa continentale, al 34,1%. Sistemi opachi e autoritari possono sempre manipolare l’informazione per sembrare migliori, ma è probabile che in questo caso non sia andata così. I dati sembrano reali. La campagna vaccinale di due sistemi dominati da leader autocratici e da un piccolo gruppo di fedelissimi, in gran oligarchi e cleptocrati di varia natura, sta davvero procedendo più in fretta. In proporzione, l’Italia, la Francia o la Germania hanno coperto poco più della metà della popolazione rispetto all’Ungheria e meno di metà in confronto alla Serbia.

Il governo Belgrado sembra così sicuro di sé che, dallo scorso weekend, ha lanciato un’operazione di pubbliche relazioni pensata per rilanciare il turismo: offre vaccinazioni immediate e gratis a qualunque straniero di presenti ai centri sanitari della Serbia. Ai confini con la Bosnia-Erzegovina, il Montenegro e la Macedonia del Nord si sono formate lunghe code, con intere famiglie disposte a passare una vacanza in Serbia pur di mettersi al sicuro da Covid-19. Albawings, una piccola compagnia aerea low cost di Tirana che fa la spola con l’Italia, improvvisamente lo scorso fine settimana ha organizzato ripetuti charter per rapidi voli di andata e ritorno con Belgrado.

Non è la natura del sistema politico a garantire questa apparente efficienza degli autocrati. Sono alcune scelte che gli altri Paesi del continente e gran parte delle loro popolazioni, quasi ovunque, non accetterebbero: Orbán e Vučić hanno acquisito e somministrato Sputnik V e Sinopharm prima di avere qualunque solida informazione sulla loro efficacia e sulla loro sicurezza. I due leader mostrano alle loro popolazioni, impoverite e traumatizzate dalla pandemia, che assoggettarsi alla tutela dei regimi di Mosca e di Pechino è stato utile. Eppure ancora oggi il vaccino russo non è ancora autorizzato dalle agenzie del farmaco occidentali, mentre sul principale vaccino cinese mancano persino studi preliminari consultabili nel resto del mondo. Intanto però Orbán se lo è fatto somministrare. E Vučić ha baciato la bandiera cinese, accogliendo a Belgrado una piccola squadra di medici inviati da Pechino.

Si tratta di un modello impossibile replicabile nel resto d’Europa. Lo sarebbe anche se in futuro l’Agenzia europea del farmaco dovesse raccomandare l’uso di Sputnik V e si dovesse scoprire qualcosa di più sul conto di Sinopharm, che per il momento non ha presentato domanda di autorizzazione in Europa. Il vaccino russo infatti è infatti in grado di avere un certo impatto in Paesi relativamente piccoli come l’Ungheria (meno di dieci milioni di abitati) o la Serbia (meno di sette milioni). Non nell’Unione europea nel suo complesso o nei suoi Paesi più grandi. Semplicemente, non esiste un numero sufficiente di dosi di Sputnik V per poter fare una differenza.

Come osserva Fabrizio Dragosei sul Corriere, la Russia non ha i bioreattori e le capacità industriali necessarie produrre il proprio vaccino; una parte importante della manifattura è stata delocalizzata in India, che però di recente ha chiuso le frontiere all’esportazione delle dosi fino a quando non avrà protetto almeno un quinto della propria popolazione di 1,4 miliardi di abitanti. Quanto a Sinopharm e agli altri vaccini cinesi, resta impossibile usarli in Paesi democratici senza avere alcuna certezza sulle conseguenza della somministrazione. Dunque Serbia e Ungheria non sono un modello. Neppure sui vaccini. Eppure l’operazione di pubbliche relazioni messa a segno da Pechino e da Mosca resta potente. È l’antica partita del “divide et impera”, giocata sul suolo e ai confini dell’Unione europea. Il messaggio — per chi vuole crederci — è che la sottomissione alla Russia e alla Cina porta protezione e sicurezza. Soprattutto per i regimi illiberali e i loro leader.

Checché ne pensino Fubini, Soros e Cairo, l’Ungheria risponde ai requisiti di democrazia che consentono di far parte della Unione Europea. I requisiti sono stati verificati dalla Commissione Europea a presidenza Romano Prodi, che si adoperò e spese personalmente per l’ingresso dell’Ungheria e altri paesi dell’ex blocco sovietico, e l’appartenenza non è mai stata messa in discussione. Se quindi -come escluderlo, di fronte a opinioni così autorevoli e sobriamente espresse?- l’Ungheria fosse veramente un regime come quello descritto, il giudizio andrebbe esteso all’Unione Europea nel suo complesso, e, in particolare, ai suoi organi.

28 marzo 2021

Fighi

92AF59B9-3E9A-4C30-AF5D-6847885FA21B

21 marzo 2021

Ma allora…

833627AB-451C-4997-B9EE-53D4FA5E5742

la vignetta è sul Fatto di oggi, e sintetizza la tesi travaglina: nulla è cambiato dal governo Conte al governo Draghi.
Ma allora, mi si perdoni, perché tanta nostalgia di Conte? Capisco che Travaglio lamenti l’ingiustizia perpetrata ai danni dell’ amato avvocato, ma insomma, ciò che conta è il bene del Paese, e questo è assicurato dall’assoluta identità dell’operato dei due governi.
O no?

21 marzo 2021

Eh

56A403B2-8173-4D4E-ADCA-272E81E872D8

20 marzo 2021

Spudoratezza

66B820D9-FE9E-4187-B9DA-78D0DBE09687

18 marzo 2021

Recriminazioni

8F1391AD-C3C6-41BF-8726-88045CF4D576

17 marzo 2021

Perché si offende?

Screenshot (69)

C’è un articolo, scritto da I.M. Prado in occasione del centenario comunista, che per qualche ragione l’autore ripropone adesso su Twitter. L’articolo enuncia una delle ragioni della sua idiosincrasia verso i comunisti: quella estetica. Difficile dargli torto, ma non è questa la cosa più interessante. Interessante è che Ferrara si offende. Ancora più interessante è il tipo di ritorsione polemica: noi scopavamo.

Sono ignorante, né desidero documentarmi, su eventuali frustrazioni sessuali del sig.Prado, per cui la sola menzione delle felici copule dei comunisti dovrebbe risultargli urticante. Vorrei invece capire: fra le tante cose che si possono ribattere, perché Ferrara sceglie questa? Capisco che rispondere nel merito gli risulti difficile. Ma l’opzione silenzio l’ha considerata?

16 marzo 2021

Ben pensare

Nel sovietizzante articolo di Gabriele Ferraris dedicato al possibile candidato sindaco di Torino, Paolo Damilano, che altrimenti non varrebbe la pena di commentare, c’è una perla, o, per rifarsi a De Andrè, un fiore che nasce dal letame. Più precisamente, è il segnale di un passaggio storico, un passaggio di stato. Per ben due volte, in un rozzo contesto “sinistrabuono, destracattivo“, viene sdoganata una parola  un tempo considerata oltraggiosa. La parola è “benpensante“. Generazioni di giovani contestatori, rivoluzionari in eskimo prima, e, più tardi, cavalcatori di radicali cambiamenti nella mappa dei “diritti”, chiamavano benpensante l’avversario piccolo borghese, abbarbicato ai suoi pregiudizi cattoreazionari. Oggi la metamorfosi è avvenuta: vinte le battaglie, la nuova classe dominante salvaguarda il bottino del vincitore, e perciò è essa stessa depositaria del “ben pensare”.

14 marzo 2021

IMG_20210314_083459

8 marzo 2021

Fatta pulizia

Negli ultimi tempi ero scivolato nel gusto del trash. Mi sono ravveduto.