Archive for novembre, 2023

26 novembre 2023

Fiorellino

No, non voglio discutere l’argomento. Lo metto qui perché temo che vada perso nella voragine del web. Invece roba così va tesaurizzata per mostrarla alle generazioni future.

Incidentalmente, direi che un fiorellino così non poteva essere che britannico. (Naturalmente il fiorellino è l’argomentazione. Non mi permetterei mai).

23 novembre 2023

Tentazioni e Servire il Pollo

La tentazione immediata è di proseguire: “…e i preti al rispetto dei bambini“. Probabilmente è una reazione qualunquista. Il punto è che FISC significa federazione dei settimanali cattolici, e che quindi l’esortazione è rivolta ai lavoratori di quell’antipatica branca dell’editoria.

Loro dovrebbero educare noi. Con quella storia.

Non so se rimango nel tema, ma questo tentativo di trapiantare il woke in Italia mi fa venire in mente il (tentato) trapianto della rivoluzione culturale. Fra tutti gli episodi, me ne è venuto in mente uno apparentemente insignificante. Nel 1972, Michelangelo Antonioni girò un documentario in Cina (Chung Kuo, Cina). Quando uscì, la moglie di Mao si arrabbiò moltissimo con Antonioni, e i ragazzotti filocinesi in Italia si mobilitarono. Io e alcuni amici volevamo vedere il film, ma fuori del cinema di Venezia che lo programmava trovammo il picchetto. Non ci fecero entrare. Domandai perché, e uno mi rispose che Antonioni aveva malevolmente dato un’immagine di povertà e arretratezza. In particolare, aveva inquadrato da vicino i vestiti dei cinesi per strada, spesso laceri e rammendati.

Poiché questa cosa semidimenticata è riaffiorata, sono andato a cercare il film, e a distanza di mezzo secolo l’ho trovato, in Raiplay. Lo sto guardando, anche se la risoluzione dello schermo non è più buona.

Chissà che fra mezzo secolo qualcuno si ricordi delle stronzate attuali, e ne trovi documentazione: il papa, i politici, i giornalisti. Le sorelle.

22 novembre 2023

Generalizzando

La responsabilità collettiva. Ogni volta che si assiste a una reductio ad hitlerum viene voglia di voltar pagina, ma, con sforzo, resteremo nella pagina. Ci si asterrà anche dal puntare il dito sui celebri casi personali della signora Arendt. Andremo al punto: si tratta di generalizzazioni, ossia terreno dove i doppiopesismi crescono come erbacce. Fa niente, addentriamoci nel terreno delle generalizzazioni.

La generalizzazione che è sul tappeto è la più grande che si possa immaginare, in quanto riguarda la metà del genere umano. Mia monae, diciamo nella provincia dove risiede la famiglia Cecchettin.

Un minimo di uso della logica statistico/sociologica è tuttavia obbligatorio, anche nelle generalizzazioni. E la logica fondamentale è: più piccolo è il gruppo, più giustificata è la generalizzazione. Logica che può essere statisticamente espressa in modo più preciso: più casi si verificano in rapporto alla popolosità totale del gruppo, più giustificata è la generalizzazione.

Non siamo qui a menarla in tondo, per cui vado direttamente al punto: propongo di applicare i criteri suesposti ai seguenti gruppi:

  1. Maschi presenti in Italia
  2. Maschi presenti in Italia nati da cittadini italiani
  3. Maschi presenti in Italia nati da cittadini non italiani (per continente)
  4. Maschi presenti in Italia classificati per religione della famiglia

I casi da prendere in considerazione sono quelli ascrivibili al c.d. patriarcato, con particolare attenzione agli atti di violenza.

Poi generalizziamo. E magari chiediamo anche ai non italiani se hanno mai ridacchiato ascoltando battute sessiste.

16 novembre 2023

Milano, via Conca del Naviglio. La colazione dell’intellò

16 novembre 2023

“Complottista?” (da twitter)

Questa ve la devo raccontare. Arriva il tecnico di una ditta che mi fornisce assistenza da quindici anni per il controllo e la manutenzione della caldaia. Di lui mi fido, è bravo e onesto. Mi racconta che come impresa sono stati acquisiti da qualche mese da una multinazionale svedese (eh sì vengono a fare “shopping” pure gli svedesi) che sta acquistando tante realtà virtuose italiane (cioè quelle più redditizie) che si occupano di manutenzione e verifica impianti di riscaldamento e condizionamento a livello locale. È entusiasta. Mano a mano capisco che tale multinazionale ha deciso di utilizzare i tecnici più bravi (probabilmente con tanto di premio vendite) anche per promuovere le pompe di calore di produzione propria. Marketing. “Perché tanto” mi fa il tecnico, “dal 2029 dovranno sparire tutte le caldaie di vecchia generazione. Dobbiamo assolutamente azzerare le emissioni di CO2 o qui finisce tutto, perché l’uomo ha distrutto il pianeta inquinando tutto e i cambiamenti climatici lo dimostrano”. Lo guardo. Conosco da molto questo tecnico e giuro sembra posseduto. Gli dico che è un obiettivo fantasioso più che ambizioso, perché non tutti nei prossimi 6 anni avranno la possibilità di cambiare la propria caldaia con una che va dai 12-15.000 eu in su. “È la legge. E poi c’è il PNRR” Mi fa. E continua. “Spendi parecchio, certo, ma poi lo recuperi in minori consumi nei 15-20 anni successivi”.

Penso. Pure se mi fai risparmiare 1.000 eu all’anno (fantasia per il miei consumi attuali) me la ripago dopo 15 anni… a quel punto diciamo che la caldaia funzionerà perfettamente (sempre che nel frattempo non ci siano stati interventi importanti di sostituzione pezzi, ecc.) ancora per 5-6 anni? Risparmio 5-6.000 eu? Ma poi dovrò subito ricomprarne un’altra da 15.000 eu, o no? Il risparmio dove sarebbe? Oggi una buona caldaia a condensazione la paghi 3000? 5000 eu? E dura più o meno lo stesso, da quel che so. Quindi, tralasciando aspetti tecnici, ecc., ti vendono come risparmio un costo costante… “A me non sembra questo grande affare” Dico.. “O almeno non lo è certo per il cliente a meno che non abbia consumi molto alti. E poi, che deve finire? L’uomo inquina, certo, e dovremmo fare tutti più attenzione all’ambiente, ma non esiste evidenza scientifica che il cambiamento climatico di questi ultimi anni sia esclusiva colpa dei gas serra che produce. È una delle varie teorie”.

Lui. “Complottista?”

È stato esattamente quello il momento in cui ho avvertito concretamente l’indottrinamento feroce che il pensiero unico capitalista, mondiale, sta ponendo in atto sulla questione ambientale, annichilendo lo spirito critico dei più e formando “commerciali” col solo vero scopo di vendere “pompe di calore”. Ho guardato il tecnico e gli ho sorriso, come si sorride al bel ricordo di un caro amico che non c’è più. E l’ho salutato.

6 novembre 2023

I cambiamenti climatici: il caso del fiume Seveso a Milano

4 novembre 2023

Non trovo il titolo

2 novembre 2023

Dille anche a noi, Giorgia

Il problema di Giorgia ha, effettivamente, a che fare con le origini popolari, quelle che la fanno definire pescivendola dagli snob desinistra. All’aura proletaria Giorgia reagisce parlando inglese. Con ciò presta un fianco debole. L’idioma è un contenitore: se viene trattato da contenuto saltano fuori delle bestialità, e, soprattutto, ci si mette alla mercè dell’interlocutore anglofono, col quale si desidera solo fare bella figura.

Curioso che con uno sconosciuto, sedicente africano, Giorgia torni a dire le cose che l’hanno fatta eleggere. Dille anche a noi, Giorgia.