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19 novembre 2013

Ma il migliore è sempre Antonio da Cremona

220px-GeigenzettelMettile in mano uno Stradivari, e qualche bel suono uscirà per forza. Isabelle Faust è a suo agio nei passaggi intimistici e nel vibrato, molto meno là dove si richiede temperamento e si va perigliosamente a stuzzicare la quarta corda.

Chiamata a interpretare niente di meno che il concerto op.61 di Beethoven, non si tira indietro, mentre secondo me dovrebbe. Si presenta al pubblico insaccata nel più incredibile abito da sera che io abbia mai visto. Non lo descriverò, ma penso che Isabelle sia masochista. Impressione confermata dal bis bachiano.

Jonathan Nott, dopo avere coadiuvato la sventurata vergine nel concerto, ci ha dato una onesta lettura della Sinfonia Pastorale di Beethoven, la quale, per ragioni imperscrutabili, è di rarissima presenza nelle sale.

Tutto questo avveniva ieri sera nell’Auditorium del Parco della Musica di Roma. Da vecchio abbonato di Santa Cecilia all’Auditorio Pio, non cesso di compiacermi del presente alloggio dell’Accademia. Ancor più mi compiaccio dell’orchestra, che permane la migliore italiana, e l’unica che esibisca un reparto di fiati e ottoni all’altezza della concorrenza internazionale. Veramente pregevoli gli archi, inclusi gli strumenti di maggiore stazza.

Non ho, invece, capito perché all’Auditorio Pio si facesse a botte per un posto, mentre al Parco della Musica la sala è mezzo vuota, anche con un programma così popolare.