Allenamenti di salivazione in attesa della conferenza stampa di Draghi


Sul Corriere della Serxa di oggi, straordinario articolo di fondo a iterazione circolare di Maurizio Ferrera, che, individuando il Nemico Comune nei no-vax, assimila il Nemico Comune ai partiti populisti, cioè ai fascisti, e li accusa di procedere individuando … un Nemico Comune.

Nell’ultimo decennio, tuttavia, i partiti e i leader populisti si sono specializzati nel promuovere aggregazioni, per così dire, monomirate: contro la «casta», l’euro, gli immigrati, l’islam e così via. La strategia distintiva del populismo è proprio questa: neutralizzare le differenze interne al proprio «popolo», identificare un nemico comune, enfatizzandone il potenziale di minaccia e creare in questo modo un fronte interno tra buoni e cattivi. È ciò che stanno facendo il Partito delle Libertà in Austria, Alternative für Deutschland in Germania, la Sinistra Libera e il Mass Voll in Svizzera.

Per consolidare le proprie posizioni, i movimenti populisti devono mantener viva la contrapposizione nei confronti del supposto nemico. Pensiamo al tormentone di Salvini sull’immigrazione, durante il primo governo Conte. Una seconda strategia è quella di aggiungere o cambiare nemico. Ai tempi di Bossi, la Lega protestava contro «Roma ladrona», poi ha puntato contro l’euro, flirtando con l’ipotesi di una Italexit. In Francia, quindici anni fa Marine Le Pen individuò il nemico nel famoso «idraulico polacco», per passare successivamente all’islam e alla tecnocrazia di Bruxelles.

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