Questa è la versione italiana di un importante brano già riportato, qualche tempo fa, in lingua originale. Le note sono mie.
La teoria implicita dei neoliberals tecnocratici è che gli Stati Uniti e le altre società occidentali a questo punto sono essenzialmente società senza classi in cui le uniche barriere significative riguardano razza e genere. Le persone al vertice ci sono arrivate solo grazie ai propri sforzi, sulla base delle loro superiori capacità intellettuali o accademiche (*). Molti di questi managers, speculatori finanziari, professionisti, burocrati, funzionari di organizzazioni no-profit e fondazioni, élite dei media e accademici svolgono più o meno lo stesso tipo di lavoro che i loro omologhi professionali facevano mezzo secolo fa, con ovvi adattamenti alle differenze nella tecnologia e nell’organizzazione industriale. Ma noi dovremmo credere che non siano solo manager e professionisti tradizionali, ma invece membri di una nuova “creative class” e di una “digital elite,” i “thinkpreneurs” e i “thought leaders” della nuova “knowledge economy” che vivono in “brain hubs” (per usare solo alcuni dei termini nel lessico dell’autoidolatria della classe eletta). Dal presupposto che una “economia della conoscenza” più o meno meritocratica abbia sostituito il capitalismo manageriale burocratico stratificato di classe, conseguono due tipi di conseguenze sociali. La prima sarebbe costituita da politiche che abbandonano il concetto di classe (“class-neutral”) basandosi invece sulla razza o sul genere, per rimuovere gli ostacoli al progresso delle minoranze razziali e delle donne, comprese le donne bianche native (**). La seconda configura politiche che includono la formazione professionale o la riqualificazione per gli uomini bianchi nativi che non fanno parte delle élites.
(*) Anche il fascismo aveva abolito le classi, inventandosi il sistema corporativo. E anche in quell’ambito, guarda caso, sono fiorite le distinzioni per razza.
(**) termine squisitamente americano per definire l’origine europea, non americana: più ipocrita di così…