Sul blog Topgonzo si è sviluppata una discussione, peraltro non nuova, sulla pianista cinese Yuja Wang, e sull’importanza delle gambe esibite al pubblico.
Come ho detto in quella sede, secondo me Yuja è un’ottima pianista, di buona tecnica (non sbaglia una nota) anche se cede qualcosa in virtuosismo a Lang Lang, che ha, molto semplicemente, mani più lunghe. Di converso, come interprete batte Lang Lang di molte lunghezze.
I critici musicali raramente riescono a astrarre, nel loro giudizio, dalle cosce di Yuja. Valga per tutti questo ben povero esempio del genere. Non si accorgono che sono i primi a spostare il giudizio dalla musica all’epidermide, emettendo quindi, è ovvio, giudizi epidermici. D’altro canto, quando Mario Leone afferma che “molte volte, in concerto, è più emozionante guardare le sue gambe che ascoltare le sue dita” dovrebbe specificare a quanti concerti della Wang ha presenziato di persona, visto che in Italia lei viene di rado (ma sarà a S.Cecilia a fine aprile) e al buon Leone chi glieli paga i concerti a New York o anche solo in Svizzera?
Io, che ancora per due settimane posso dire di averla solo sentita su Youtube, esprimo un parere provvisorio, ma ben definito: è un’eccellente pianista del repertorio ottocentesco, con un tocco sensibile e di nobile sobrietà. E’ una gran bella interprete, come mi risulta da un ascolto ripetuto della Sonata op. 106 di Beethoven, che io amo molto, e conosco abbastanza bene da distinguere il grano dal loglio. Eccola, registrata nel 2016 a Verbier:
Il 27 di questo mese la ascolterò dal vivo nel Concerto di Tchaikovsky, e magari metto qui altre impressioni.
Anche sulle cosce.
Rispondi