“Siamo come impantanati. E passiamo l’ozio nelle maledicenze e nelle caricature come le comari. Tutta la nostra storia è travestita. Martire vuol dire oggi un furbo che si è fatto pagare il martirio a peso d’oro. Patriota vuol dire un usuraio che ha saputo far fruttare quel titolo del cento per cento … Questa è l’atonia politica, impotente a fare, attivissima a demolire. In mezzo all’ozio fermenta la corruttela. E il paese spettatore, ingigantendo, fantasticando, generalizzando, assiste allo spettacolo, e ne fa il suo passa ozio. … Quanto alle classi che si dicono intelligenti, si dice cosí per dire. Tra noi generalmente è una mezza coltura peggiore della ignoranza; un impasto di molte idee vecchie e di qualche idea nuova; si legge poco e si studia meno. Viviamo di reminiscenze e almeno ci è questo di bene che ne abbiamo coscienza. Aspiriamo al nuovo, e non abbiamo la forza d’impossessarcene, e restiamo alla superficie celando il vuoto sotto frasi sonore”
F. De Sanctis, L’educazione politica («Il Diritto», 11 giugno 1877)