Era un po’ di tempo che non la ascoltavo, e francamente temevo il peggio, che poi sarebbe: vederne il declino.
Il declino arriverà, per forza. Ma per ora non c’è, se non in qualche esibizionismo senile di troppo.
La mia posizione logistica era, come sempre, strategica. Galleria 5 dell’Auditorium Grande di Roma, se a qualcuno interessa. Da lì si dominano le mani, o almeno la mano destra. Tutte e due, così bene, è impossibile, anche perché la Martha non è più un fuscello, e copre col corpo. Da lì la si è vista anche prima dell’entrata, a fare ginnastica.
Suonava il Concerto n.1 di Shostakovic, che è anche per tromba, ma non lo si è notato troppo. La padronanza delle dita è ancora prodigiosa, e i movimenti delle mani sono rapinosi. Suona col polso diritto, come se avesse delle scopette, che ruotano vertiginosamente in senso orizzontale, cavando dalla tastiera suoni aspri e bellissimi, senza un filo di pedale. Io non so se tutte le note sono giuste, e mi pare anzi di capire che no, alcune giuste non sono. Ma, ovviamente, non potrebbe importarcene di meno. L’ istrionismo è riservato al contorno, non all’esecuzione. Per esempio, si alza di scatto dopo aver finito, oppure scambia una gag con il direttore. Roba un po’ senile, ma perdonabile. O qualcuno si è dimenticato i tic di Benedetti Michelangeli, o di Richter?
E’ ancora la migliore. A lei accomunato da un brutto raffreddore del fieno, il Maestro Temirkanov ha confermato di essere un direttore di rango. Non solo come accompagnatore, ma anche e soprattutto in una nitida Sinfonia Sorpresa di Haydn. Il programma era concluso dagli spugnosi impasti della Ottava Sinfonia di Dvorak, che Temirkanov e la sempre lodevole orchestra di Santa Cecilia conducevano onestamente in porto.
A quanto ho capito, il concerto sarà su RAI5 nei prossimi giorni, per chi volesse verificare di persona.